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Decadenza dalla responsabilità genitoriale: può essere disposta anche in base all’esito delle intercettazioni ambientali

(A cura dell’Avv. Maria Zaccara )

Con l’Ordinanza 23247/2023 pubblicata in data 31 luglio 2023 la Suprema Corte di Cassazione ha sancito importanti principi di diritto in tema di decadenza dalla responsabilità genitoriale e di ascolto del minore.

Il caso in esame trae origine dalla pronuncia del Tribunale Per i Minorenni di Catania di decadenza dalla responsabilità genitoriale di entrambi i genitori nei confronti dei tre figli minori.

Nello specifico, il Tribunale aveva accertato che il padre dei minori aveva dimostrato di non essere in grado di esercitare la capacità genitoriale, di curare, proteggere, crescere ed educare i minori, ponendo in essere svariate condotte lesive dei loro interessi (offese ed aggressioni continuative nei loro confronti; bestemmie, clima violento in cui i minori hanno vissuto), senza neppure acquisire la consapevolezza della gravità di tali atti, continuando a ridimensionare le sue condotte, tali da far ritenere non attuabile un recupero della sua capacità genitoriale, almeno in tempi compatibili con le esigenze dei minori.

Avverso tale pronuncia i genitori e altri parenti proponevano tre diversi reclami, che venivano tutti rigettati.

 La Corte d’Appello adita osservava, infatti, che le indagini penali avevano confermato le condotte violente, fisiche e verbali e aggressive del reclamante nei confronti dei minori e la sua piena consapevolezza della relativa gravità, come peraltro comprovato dalle intercettazioni eseguite dalle quali emergeva il tentativo realizzato con la moglie di esercitare pressioni psicologiche sui minori affinché essi confermassero le sue dichiarazioni e la sua manifestata intenzione di fuggire in Spagna con gli stessi minori per evitare che gli fossero sottratti. Per tali gravi condotte, i Giudici di merito esprimevano una prognosi negativa in ordine alle possibilità di recupero del padre della concreta idoneità del proprio ruolo in tempi brevi e compatibili con le esigenze di crescita dei minori. Del pari ritenevano, infondato il reclamo della madre per non avere svolto un ruolo protettivo nei confronti dei figli e per aver compiuto, anch’essa, azioni aggressive e insultanti nei loro confronti.

Avverso il suddetto decreto venivano proposti due ricorsi per Cassazione, poi riuniti, e tra le doglianze, veniva lamentato anche il mancato ascolto dei minori.

Gli Ermellini nel rigettare i ricorsi riuniti, nelle motivazioni evidenziano che il provvedimento impugnato era stato emesso a tutela dell’incolumità dei minori per soddisfare l’impellente interesse di sottrarli alle gravi condotte violente ed aggressive dei ricorrenti. L’accertamento delle suddette continuative condotte violente, aggressive e altamente diseducative e dei relativi maltrattamenti nei confronti dei minori, seppure attraverso le intercettazioni ambientali effettuate nella fase delle indagini preliminari nel procedimento penale, nel corso del quale erano state anche emesse misure cautelari nei confronti dei genitori, rendeva necessario, a tutela degli stessi minori, escludere il loro ascolto nel grado d’appello, che avrebbe potuto costituire un pericolo di ulteriori traumi perché li avrebbe potuti costringere a rivivere i gravi episodi vissuti (cd. “vittimizzazione secondaria”)”.

In definitiva la Suprema Corte ha affermato i seguenti principi di diritto: il primo, relativo alla decadenza dalla responsabilità genitoriale; il secondo, in tema di ascolto.

Quanto al primo, la Cassazione ha sancito che: “in tema di responsabilità genitoriale, continuative condotte violente, fisiche e verbali, e i relativi maltrattamenti nei confronti dei minori, legittimano la pronuncia di decadenza dalla responsabilità genitoriale, anche sulla base di accertamenti giudiziali e verifiche svolte sulla base del solo mezzo istruttorio delle intercettazioni ambientali, effettuate nell’ambito della fase delle indagini preliminari, nell’ambito del procedimento penale promosso nei confronti dei genitori indagati per le suddette condotte”.

Quanto al secondo, ha stabilito che: “in tema di ascolto del minore maltrattato, il giudice deve sempre operare un bilanciamento tra l’esigenza di ricostruzione del volere e del sentimento del minore, quale principio fondamentale applicabile anche nel procedimento relativo alla decadenza dalla responsabilità genitoriale, e quella della tutela del minore maltrattato, come persona fragile, nel caso in cui l’ascolto possa costituire pericolo di vittimizzazione secondaria per gli ulteriori traumi che il fanciullo che li abbia già vissuto possa essere costretto a riviverli”.

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Dopo essersi diplomata al Liceo Classico Salvatore Quasimodo di Magenta, ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza a pieni voti presso l’Università degli Studi di Milano nel 2014, con tesi in diritto dell’esecuzione penale e del procedimento penale minorile, analizzando l’istituto del “Perdono Giudiziale”.

Coltivando l’interesse per le materie di diritto della persona, dei minori e della famiglia, dall’aprile 2014 ha iniziato il percorso di pratica forense presso questo Studio, dove nel settembre de 2018, è diventata Avvocato, del Foro di Milano.