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Avere figlie femmine e crescerle verso un futuro diverso

(A cura di Nancy Cooklin)

La cultura di cui facciamo parte associa in modo automatico al femminile caratteristiche come la ciclicità, la quiete, l’accoglienza, la dipendenza, l’emotività, la sensibilità, la seduttività e l’attenzione e la cura dell’altro.

Alla base di questi concetti ci sono centinaia d’anni di cultura rurale che ha messo la donna in una posizione di grande responsabilità nell’accudimento della famiglia e della gestione della vita domestica.

Chi ha figlie femmine, come me che ho due ormai donne al mio fianco, sa quanto crescerle oggi sia challenging.

Da una parte il modo in cui noi siamo state cresciute e le convinzioni che più o meno consapevolmente mettiamo in atto.

Dall’altra la necessità di crescerle aiutandole ad esprimere la loro unicità, il loro vero io cercando di essere il punto d’inizio di una nuova visione del femminile.

Sarà capitato anche a voi di vedere o sentire, ancora oggi nel 2022, luoghi comuni come “Se urli in questo modo sei un maschiaccio” oppure “Stai composta, sei una signorina!”. Fortunatamente questi atteggiamenti cominciano ad essere notati, a stridere in un mondo dove Gender Equality e Diversity&Inclusion sono temi all’ordine del giorno.

Mi capita spesso di essere corretta dalle mie ragazze sul modo nel quale mi riferisco all’universo del gender. Il mio retaggio culturale e le mie bias saltellano in automatico e mi ritrovo a pensare e dover chiedere prima di esprimermi. Ci tengo a rispettarle soprattutto per le cose in cui credono.

Dall’asilo alle medie, dalla scelta dello sport ai giochi da regalare al compleanno dell’amichetta, tutto era impostato con stereotipi di altre generazioni e cultura.

Per fortuna adesso possiamo scegliere di accompagnare le nostre figlie alla ricerca della loro autenticità, lasciandole scegliere quello che più amano, sostenendole e aiutandole a capire quando qualcuno mette in discussione le loro scelte.

Purtroppo, a causa delle convenzioni sociali di cui parlavamo all’inizio può capitare di rischiare di non cogliere l’unicità delle nostre figlie per paura che non vengano accettate o che si possano sentire sbagliate, inadeguate.

Ognuno di noi si comporta di maniera diversa in famiglia e al di fuori, sentendosi più libero di esprimersi in un ambiente protetto come le mura domestiche e invece di dover portare una maschera all’esterno.

La maschera serve a nascondere quelle parti che durante la nostra infanzia ci sembravano inadatte, quasi vergognose e che quindi abbiamo nascosto crescendo.

Adesso sta a noi rompere questi retaggi e abitudini, perché alla fine sono abitudini di comportamenti dettati dalle nostre vecchie regole che spesso non abbiamo messo in discussione.

Prima di tutto è necessario fare un po’ di autoanalisi, cercare di capire qual è il significato per noi di maschile e femminile. Quali preconcetti mettiamo in atto in modo inconscio? Quali scelte abbiamo fatto perché ci sembravano socialmente accettabili?

Tutto quello che non ci rispecchia più possiamo e dobbiamo, a questo punto, lasciarlo andare; non giova più a nessuno!

Dopo questa prima analisi su noi stessi, come genitori possiamo accompagnare il percorso di crescita delle nostre figlie facendo molta attenzione ai nostri comportamenti, a quello di diciamo, come ci comportiamo, come affrontiamo le nostre emozioni. Facciamo capire loro che hanno il permesso e la libertà di esprimere i loro bisogni e desideri, le loro passioni e i loro interessi, indipendentemente dal loro genere. Comunichiamo loro la possibilità di vivere il proprio sesso come lo desiderano e non come vogliono gli altri, di poter crescere e staccarsi dalla famiglia, di essere quiete, agitate, tristi, felici o qualsiasi altra emozione in totale libertà.

Sosteniamo quello che ripeto più volte, inspired by il saggio Aristotele: che siano la migliore versione di loro stesse!

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