Sindrome da alienazione parentale: esiste davvero?
(A cura del Dr. Giuseppe Iannone)
Il divorzio e la separazione possono generare cattivo sangue tra genitori e figli quando uno dei due partner usa i figli per prendere di mira l’ex compagno/a.
Richard Gardner, che ha coniato il termine la sindrome da alienazione genitoriale ha descritto il fenomeno come un insieme di strategie che un genitore usa per far sì che il proprio figlio rifiuti l’altro genitore. I bambini possono arrivano a odiare, temere e rifiutare il genitore preso di mira o considerarlo come qualcuno indegno con cui mantenere una relazione. Ma esiste davvero la sindrome da alienazione genitoriale? Venuta meno la coppia genitoriale, nell’ambito di separazioni altamente conflittuali, non è raro infatti che i figli si “alleino” con uno dei due genitori e solitamente con il genitore che avvertono più debole e che si prende cura di loro. Ma questo non può portare alla automatica conseguenza di identificare la “Sindrome di alienazione parentale” ogni qual volta i figli rifiutino la figura dell’altro genitore.
Molteplici e molto complesse potrebbero essere le cause, non ultima quella di essere stati spettatori di molteplici episodi di violenza fisica e o psicologica da parte di un genitore nei confronti dell’altro.Proprio per la complessità del fenomeno e la mancanza di basi scientifiche, la teoria, identificata con l’acronimo PAS, non è mai stata riconosciuta dalla comunità psichiatrica e la sindrome è stata esclusa dal novero dei disturbi psichiatrici accertati e mai inserita nel manuale di riferimento psichiatrico DSM5, redatto e periodicamente aggiornato dall’American Psychiatric Association. Dopo molteplici pronunce di allontanamento la Cassazione sia nel maggio 2021 che nel marzo 2022 ha ribadito che la teoria dell’alienazione parentale è priva di base scientifica e ha richiamato i consulenti tecnici incaricati dai giudici di attenersi ai protocolli riconosciuti dalla scienza ed evitare di uscire dalle linee guida. Questo richiamo è talmente essenziale che anche la legge per la riforma del processo civile prevede espressamente che il Giudice debba tenere conto di eventuali episodi di violenza e deve garantire che gli eventuali incontri tra i genitori e i figli siano se necessario accompagnati dai Servizi Sociali ed il Consulente Tecnico incaricato di valutare le competenze genitoriali, debba attenersi a protocolli e metodologia riconosciuti dalla comunità scientifica, senza effettuare valutazioni su caratteristiche e profili di personalità estranee gli stessi. Nonostante la PAS non sia a oggi riconosciuta né dalla giurisprudenza né dalla psicologia, esistono comunque alcuni campanelli d’allarme suggestivi di una cattiva qualità della relazione tra figli e genitori, padre o madre che sia. Vediamone assieme qualcuno:
1. Il figlio odia il genitore preso di mira. Nega qualsiasi esperienza passata positiva e rifiuta ogni contatto e comunicazione. Il genitore che una volta era amato e apprezzato, da un giorno all’altro diventa odiato e temuto.
2. Quando il bambino viene interrogato sulle ragioni della sua ostilità verso il genitore preso di mira, le spiegazioni offerte sono frivole, inconsistenti o banali. Il bambino può lamentarsi delle abitudini alimentari, del sonno/veglia, della preparazione del cibo o dell’aspetto del genitore. Può persino arrivare ad accusare ingiustamente il genitore di colpe mai commesse, nel tentativo di compiacere l’altro genitore.
3. Il bambino mostra una mancanza di ambivalenza nei confronti del genitore alienante, dimostrando un supporto automatico. Il genitore alienante è idealizzato e quindi percepito come perfetto, mentre l’altro genitore è percepito come del tutto inadeguato. Questa presentazione è in contrasto con il fatto che la maggior parte dei bambini ha sentimenti contrastanti anche nei confronti del migliore dei genitori e di solito considera ciascun genitore dotato di qualità sia buone che cattive.
3. Anche se il bambino sembra essere influenzato dal genitore alienante, insisterà sul fatto che la decisione di rifiutare il genitore preso di mira spetta solo a lui/lei e negherà che i sentimenti verso il genitore preso di mira siano in qualche modo influenzati dal genitore alienante.
5. Il bambino è maleducato, ingrato, dispettoso e freddo nei confronti del genitore preso di mira e sembra essere insensibile ai sensi di colpa per i suoi comportamenti irrispettosi. La gratitudine per i regali, i favori o il mantenimento dei figli forniti dal genitore preso di mira è inesistente. E il bambino cercherà di ottenere tutto ciò che può dal genitore alienato, dichiarando che gli è dovuto.
6. Il bambino si schiererà dalla parte del genitore alienante, indipendentemente da quanto assurda o infondata possa essere la posizione di quel genitore. Non c’è volontà né tentativo di essere imparziali di fronte a conflitti interparentali. Il bambino non ha alcun interesse ad ascoltare il punto di vista del genitore preso di mira. E non c’è nulla che il genitore preso di mira possa fare o dire per ribaltare la situazione.
7. Il bambino accusa il genitore preso di mira utilizzando frasi e idee del genitore alienante. Per esempio, userà parole o idee che sembra non capire, parlerà in modo programmato o robotico, formulerà accuse che non possono essere supportate in dettaglio.
8. Infine, l’odio del genitore preso di mira si diffonde alla sua famiglia allargata. Non solo il genitore preso di mira è denigrato, disprezzato ed evitato, ma lo è anche la sua famiglia allargata. Nonni, zii e cugini precedentemente amati vengono improvvisamente e completamente evitati e respinti.
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