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Cosa fare quando si scopre che il proprio coniuge è gay?

Scoprire che il proprio coniuge è gay può essere una sorpresa tanto inaspettata quanto sconvolgente e nella maggior parte dei casi accade che, colui che lo scopre, desideri cessare ogni rapporto con il partner.

Che cosa prevede la legge in questi casi?

Scoprire che il coniuge è gay  è sicuramente una causa di nullità del matrimonio celebrato in Chiesa: la nullità di tale matrimonio viene dichiarata attraverso una sentenza ecclesiastica. Quali sono però gli effetti civili di una tale decisione?

In linea generale, per fare in modo che la sentenza ecclesiastica possa produrre effetti nell’ordinamento italiano, si renderà necessario renderla esecutiva attraverso un giudizio di delibazione che deve essere instaurato davanti alla Corte d’Appello competente per territorio.

Nel caso concreto, una coppia sposata con matrimonio concordatario aveva vissuto in modo normale insieme per diversi anni, ed aveva avuto una figlia nonostante la moglie avesse scoperto l’omosessualità del marito giusto dopo la celebrazione del matrimonio. La moglie aveva atteso però oltre tre anni prima di instaurare il giudizio.

Sul caso si è pronunciata la Corte di Cassazione con ordinanza n. 19329/2020 impedendo la delibazione della sentenza emessa dal tribunale ecclesiastico (sentenza che aveva dichiarato la nullità del vincolo proprio per ragioni legate alla sessualità del coniuge).

La coabitazione prolungata, secondo la Cassazione, è connessa a una pluralità di diritti inviolabili, di doveri inderogabili e di responsabilità; per questo la Corte ribadisce che la convivenza “come coniugi”, quale elemento essenziale del “matrimonio-rapporto”, se durata per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, impedisce il riconoscimento della sentenza di nullità ecclesiastica.

Quindi non è più possibile convalidare la sentenza di annullamento del matrimonio del Tribunale Ecclesiastico trascorsi più di tre anni dal momento in cui il coniuge viene a conoscenza dell’omosessualità dell’altro e non resta, a quel punto, che la procedura di separazione; successivamente, il divorzio.

Sicché, alla domanda iniziale, ossia: “se si ci accorge che il nostro coniuge è gay cosa possiamo fare?” occorre rispondere: “agire tempestivamente”. Infatti, nel caso deciso dalla Corte, la donna è risultata soccombente perché aveva presentato ricorso per l’annullamento del matrimonio dopo ben tre anni dalla scoperta.

Di conseguenza, è stato reputato prevalente il rapporto consolidatosi negli anni anche attraverso la nascita di una figlia, rispetto all’elemento del mero consenso.

Pertanto, se si scopre che il proprio coniuge è gay, qualora si intenda agire per l’annullamento del matrimonio è importante affidarsi tempestivamente ad un legale che provvederà ad instaurare al più presto un procedimento avanti la Sacra Rota.

Diversamente, quali altre strade potranno essere intraprese?

Sarà sempre perseguibile la strada ordinaria della separazione, se del caso anche con addebito qualora si riesca a dimostrare che l’omosessualità del coniuge era preesistente alle nozze.

Decorsi i termini di legge si dovrà poi procedere con il divorzio per ottenere  la sentenza che sancirà il venire meno del vincolo matrimoniale.

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