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Dal languishing al flourishing: come rifiorire dopo un anno di pandemia

(a cura di Nancy Cooklin)

In questi mesi di pandemia il mio lavoro di coach è variato molto.

Durante il primo lockdown quello che ho scelto di fare è stato di esser vicina ai miei clienti, con chiamate, costanti di accompagnamento.

Incertezza affiancata ad un senso di benessere nel staccare sapendo che il resto della macchina era staccata, sono stati i sentimenti più diffusi. Questo ha dato spazio a tanti momenti di riflessione, autoanalisi e accorgimenti che prima, nel day to day venivano taciuti dalla quotidianità.

Per esempio Rosanna, mia cliente da qualche mese, aveva una relazione ormai dichiaratamente tossica; in questi mesi è riuscita a riprendere le prospettive e capire che questa relazione non aveva futuro e non faceva per lei.

La classica storia di una ragazza in carriera apparentemente molto sicura di sè e chiara nei suoi obiettivi, ma purtroppo ingarbugliata inconsapevolmente da un partner con un forte lato narcisista.

In questi casi non importano le persone con le quali stiamo, importa che una donna riesca a conoscersi bene così da essere veramente libera di agire in accordo con la sua vera natura.

Quello che abbiamo fatto durante il nostro lavoro insieme è stato fare pace con il passato, non tanto per piangerci addosso, ma raccogliere informazioni, unire i puntini della nostra storia in modo da sentirci sicure e complete.

Con unire i puntini intendo ricucire insieme avvenimenti, persone che sono stati importanti nella nostra vita passata, ma che per un motivo o per l’altro abbiamo dimenticato. Anche se nascosti nella nostra mente, questi momenti importanti condizionano ancora oggi le nostre scelte e fanno di noi quello che siamo.

È come con quei giochi che si facevano da bambini, una serie di puntini con un numero, e unendoli con una linea compariva un disegno. Se però si salta un punto, il disegno è comunque comprensibile; quel puntino, anche se non c’è, aiuta a comporre il quadro. Lo stesso fa la nostra storia con quello che siamo noi.

Quello che ho trovato poi nel secondo lockdown come comune denominatore, è stato il senso generale di quello che in inglese si chiama “languishing”, un’assenza di gioia, entusiasmo, voglia di fare. È un senso di vuoto, di apatia ma lontano dalla tristezza. In italiano lo chiameremmo languire, vivere una situazione in totale assenza di benessere.

Questo è quello che la pandemia ha portato in moltissime persone che, anche se non toccate direttamente e in buono stato di salute e professionale, sentivano questo vuoto incolmabile.

Poi, come spesso capita nelle situazioni di crisi, e con la resilienza tipica di noi essere umani, quasi tutti abbiamo fatto il passaggio che rimedia al languishing, ovvero il flourishing, il fiorire, prosperare.

Come dicevo all’inizio i mesi passati sono stati un’occasione per mettersi in discussione, caratterizzati da una ricerca di informazioni, di percorsi, di azioni che portassero a ritrovare il benessere perduto.

Chiudere una relazione tossica, lasciare un posto di lavoro senza prospettive, trasferirsi dalla città alla campagna o vice versa, terminare gli studi o semplicemente ricominciare a fare quell’attività sportiva accantonata per anni, che però ci faceva stare tanto bene.

Per usare al meglio questo momento che abbiamo passato, ma come metodo in generale per passare dal languishing al flourishing, e ritrovare il proprio benessere, ci sono tre semplici passi.

Fai un self -assessment.

L’autoanalisi in questo caso è la prima arma a tua disposizione. Riconoscere in che fase della tua vita sei: le relazioni che hai ti soddisfano? Il tuo lavoro? La relazione che hai con i tuoi figli è quella che desideri? E cosi via…

Assapora e celebra le piccole cose.

Con i social tendiamo a paragonarci con situazioni assurde. La propria felicità e benessere sta nel quotidiano e in tante cose che hai e fai già.

Riconoscere i piccoli momenti è importante anche per il benessere, assaporare significa apprezzare un evento o un’attività nel momento, condividere piccole vittorie e notare le cose buone intorno a te.

Connettiti con gli altri, comunica.

Abbiamo imparato ad apprezzare di più le relazioni.

Siamo stati chiusi e soli per moltissimo tempo, oggi uno sguardo sorridente sopra la mascherina o una battuta scambiata in ufficio possono darci energia e rinvigorire e contribuire a creare legami nel nostro quartiere o nella nostra comunità.

Potrebbe essere tornare in chiesa o alle prove del coro, un gruppo di corsa o una classe di yoga o anche solo frequentare la tua caffetteria locale.

Tornando a Rosanna, riemergere vuol dire anche lasciare andare zavorre che non hanno fatto altro che frenarci, che non ci lasciano fiorire.

Tutti noi dobbiamo essere la migliore versione di noi stessi, è un dovere nei nostri confronti e il modo per farlo è avere molto chiaro cosa e chi ci fa stare bene.

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