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Afghanistan

Il dramma dei bambini in Afghanistan. Quali risvolti per il nostro Paese ?

(a cura dell’Avv. Alice Di Lallo)

Sono drammatiche e strazianti le immagini che giungono dall’Afghanistan delle madri che passano i loro figli, anche neonati, tra le mani e le braccia di sconosciuti militari sopra il filo spinato nella consapevolezza di non rivederli più e nella certa speranza di offrire loro un futuro, lontano ed estraneo rispetto al regime talebano che nel pieno di questa estate ha preso potere in Afghanistan. 

I genitori che ‘affidano’ i loro figli ai militari stranieri affinché li portino con sé compiono un gesto estremo di amore: sottrarre bambini e bambine ad un regime per il quale l’infanzia non esiste ove i bambini non hanno alcun diritto di essere bambini: futuri combattenti i maschi, future spose le femmine. 

E ancora drammatiche le notizie di migliaia di persone accalcate all’aeroporto di Kabul nel tentativo di lasciare il Paese. E anche in questo caso, è di questi giorni l’allarme di bambini scomparsi che, nella ressa di uomini e donne, hanno perso contatti coi propri genitori.

Ciò che sta accadendo dà lo spunto per una riflessione sulle conseguenze che tali fatti atroci possono comportare nel nostro Paese con particolare riferimento ai minori che arriveranno in Italia non accompagnati dai propri genitori né da figure adulte di riferimento. Il “minore non accompagnato”,  è lo straniero (cittadino di Stati non appartenenti all’Unione europea e apolide), di età inferiore ai diciotto, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza legale, ai sensi dell’art. 2 D. Lgs. N. 142/2015 e art. 2, L. n. 47/2017.

Al 24 maggio 2021, secondo il Ministero degli Interni, sono sbarcati in Italia 2.279 minori stranieri non accompagnati, su 13.766 persone che hanno raggiunto l’Italia via mare. In tutto il 2020, i bambini e i ragazzi giunti soli via mare erano stati 4.687.

L’attuale normativa interna di riferimento è costituita dalla legge 47/2017, modello anche per altri Paesi europei, che garantisce ai bambini e ai ragazzi sopra identificati un trattamento paritario ai cittadini italiani e dell’Unione prevedendo il divieto di respingimento e di espulsione: l’Italia non può in nessun caso respingere alla frontiera i minori stranieri non accompagnati. Circa il divieto di espulsione, invece, questo è derogabile solo per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato, sempre che l’espulsione non comporti rischi di danni gravi per il minore.

I minori non accompagnati hanno diritto di accedere ai diversi servizi territoriali di accoglienza. In particolare, i minori non accompagnati hanno diritto ad esser identificati: in caso di segnalazione alle autorità di polizia o giudiziaria o ai servizi sociali, il personale della struttura di prima accoglienza svolge un colloquio con il minore, per ricostruirne la storia, alla presenza del mediatore culturale. Dopo il colloquio viene redatta la cartella sociale dalla struttura di accoglienza, nel quale confluiscono tutti i dati e gli elementi utili nell’interesse del minore, cartella che viene trasmessa ai servizi sociali del Comune e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni.

Terminata la prima fase dell’accoglienza, il minore ha diritto ad essere collocato in una famiglia affidataria, a ricevere cure con iscrizione nel Sistema Sanitario nazionale ed istruzione, all’ascolto nei procedimenti che lo riguardano, all’assistenza legale e al patrocinio a spese dello Stato.

La normativa prevede altresì che ogni minore abbia un tutore volontario che non coincide con l’affidatario e che  ha la finalità specifica di favorire l’integrazione del minore. I tutori volontari sono privati cittadini disponibili ad esercitare la rappresentanza legale di minori ( per un massimo di tre) giunti in Italia senza adulti di riferimento che vengono collocati o presso le famiglie affidatarie ovvero nelle strutture di accoglienza. 

Seguiremo con attenzione l’evolversi dell’emergenza dei bambini afghani che, come tristemente noto, è solo una parte del più ampio dramma umanitario che sta travolgendo i soggetti più vulnerabili che rischiano di vedere violati i propri diritti umani.

Author Profile

Da sempre interessata alla tematica dei diritti umani e delle persone, dopo un’esperienza presso la Prefettura di Milano – Sportello Unico dell’Immigrazione, ha iniziato la pratica forense nello Studio Legale Di Nella dove, nell’ottobre 2014, è diventata Avvocato, del Foro di Milano. Si occupa di diritto civile, in prevalenza di diritto di famiglia, italiano e transnazionale, delle persone e dei minori, e di diritto dell’immigrazione.

Dal 2011 collabora con la rivista giuridica on line Diritto&Giustizia, Editore Giuffrè, su cui pubblica note a sentenza in tema di diritto di famiglia e successioni e dal 2018 pubblica note a sentenza anche sul portale online ilfamiliarista.it, Editore Giuffrè.

È socia dell’AIAF (Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i minori). Svolge docenze nei corsi di formazione e approfondimento per ordini e associazioni professionali ed enti privati, partecipando anche a progetti scolastici su temi sociali e civili.