Covid e genitori separati: come tutelare i figli in tempo di lockdown
(a cura dell’avv. Maria Grazia Di Nella)
Tra gli aspetti più problematici del disagio psicologico, sociale e relazionale causato dai vari periodi di lockdown in seguito alla pandemia da Covid-19 vi è sicuramente quello dell’aumento del conflitto tra genitori separati in merito alla gestione del tempo di visita e alla gestione dei figli minori.
I periodi di quarantena imposti a causa del Covid-19 ci pongono di fronte ad una generazione di figli di genitori separati che, non solo portano la ferita del nucleo familiare diviso, ma anche un vissuto di solitudine e senso di abbandono, causato dalla distanza e a volte dall’impossibilità da parte di uno dei genitori di poter intervenire in loro aiuto.
Moltissimi sono i minori i cui genitori dopo la separazione, per scelta o per ragioni lavorative, hanno cambiato città o addirittura Paese e in questi casi per mesi i minori sono stati privati della vicinanza di uno dei due genitori.
Nonostante i Tribunali sin dal mese di marzo 2020 abbiano confermato la legittimità degli spostamenti anche tra regioni in nome del diritto alla bigenitorialità, non sono mancate e non mancato tutt’oggi occasioni nella quali tale diritto viene leso se non addirittura negato.
Padri che approfittano della distanza per essere assenti e per fuggire dalle proprie responsabilità; madri che approfittano delle limitazioni per tenere a distanza i padri; madri che al primo starnuto del figlio chiamano il medico che non può che mettere in quarantena fiduciaria l’intero nucleo con il solo scopo di impedire al padre di poter andare a prendere il figlio; padri che vivono e soffrono l’aumentare della distanza emotiva e fisica, che vedono affievolirsi con il tempo e la distanza geografica l’incisività del loro ruolo genitoriale, facendosi vincere dall’impotenza e dalla sofferenza di chi teme di perdere in partenza.
Se il primo lockdown è stato affrontato con la convinzione che presto saremmo tutti tornati alla normalità, lasciandoci alle spalle le inimmaginabili difficoltà affrontate, il secondo lockdown ci sta segnando in modo profondo, mettendo a dura prova la capacità di reagire e la speranza di poter essere più forti del virus.
Non siamo più uniti come sembravamo essere nel primo lockdown, non cantiamo più a squarcia gola l’Inno di Mameli, non siamo più sicuri che “andrà tutto bene”.
Siamo sempre più soli, chiusi dentro le nostre case, impossibilitati a fare programmi anche solo per la settimana successiva, sospettosi e giudicanti gli uni con gli altri.
Non sappiamo più cosa aspettarci neppure dalla persona che amiamo o dall’amico che pensavamo di conoscere perché a questa pandemia ognuno reagisce a modo suo: c’è chi nega la minaccia e chi è mosso da una paura che sfocia in comportamenti irrazionali, mentre a livello collettivo ci viene comunque chiesto di pensare al “bene comune”.
E in mezzo a fragilità e incertezza, a farne le spese sono i bambini chiusi nelle loro stanze, privati delle relazioni sociali tra coetanei, senza scuola né sport.
In Italia il 20% dei giovani tra i 10 e i 25 anni pratica l’autolesionismo, il suicidio è diventato la seconda causa di morte in questa fascia di età e il disagio psichico infantile ha raggiunto percentuali mai registrate.
Non possiamo più prendere tempo, non possiamo più rimandare: dobbiamo lavorare per una genitorialità più consapevole.
C’è chi ha la fortuna di essere genitore in una coppia ancora unita ma le statistiche parlano chiaro: negli ultimi anni il numero di divorzi è aumentato del doppio rispetto al 2014.
Mai come in questo secondo tempo di pandemia essere genitori separati è difficile, sia per il genitore non collocatario sia per il genitore che, per accordo o per disposizione del Tribunale, ha l’accudimento quotidiano dei figli.
Purtroppo, infatti, la pandemia non sta facendo da collante tra genitori separati ma al contrario spesso accentua e inasprisce queste relazioni già cariche di frustrazioni, rivendicazioni ed emotività.
Se è vero che nelle aule dei Tribunali non è più messo in dubbio il principio dell’affidamento condiviso dei figli, nella vita di tutti i giorni però siamo ancora lontani dall’affermare che entrambi i genitori hanno sempre uguale spazio nella vita dei figli.
Molti clienti di sesso maschile dello Studio sono riusciti ad ottenere il collocamento dei figli e sempre più spesso il collocamento alternato, ma è pur vero che ancora oggi, nel 2021, la maggior parte delle separazioni si conclude con il collocamento dei figli presso la madre e un calendario di visita per il padre che vede ridursi la propria presenza di circa due terzi.
Non si può negare che con la separazione il padre subisce una serie di cambiamenti importanti nella propria quotidianità a partire dall’inevitabile riadattamento del proprio ruolo genitoriale, considerato che essendo non collocatario, non condivide più la vita quotidiana con i propri figli fino ad arrivare all’abbandono dell’abitazione nella quale ha spesso investito molti/tutti i risparmi e alla necessaria individuazione di un nuovo luogo di vita che appare ancora nudo, vuoto, silenzioso, privo di ricordi..
Dall’altra parte, però, abbiamo le madri, che si trovano a continuare a vivere la quotidianità con i propri figli senza poterne condividere la gestione; se prima della crisi della coppia, la gestione era condivisa tra due adulti in modo più o meno equilibrato, dopo la separazione quasi tutto ricade su di lei che di questi tempi deve gestire la crisi sanitaria in tutte le sue declinazioni, trasformandosi a secondo della fascia oraria in insegnanti, cuoche, infermiere, domestiche e anche psicologhe.
La lunga quarantena porta, infatti, all’esasperazione di tutte quelle situazioni che, in una situazione di normalità, sarebbero diluite negli spazi e nei tempi.
La paura, l’incertezza, lo stress e le preoccupazioni legate alla nuova quotidianità e ai disagi dei figli stanno mettendo a dura prova la capacità di gestire emozioni e sentimenti, e complicano così le comunicazioni e la relazione con l’altro genitore.
Ma mai come oggi, noi avvocati abbiamo il dovere di aiutare i clienti a raggiungere una nuova consapevolezza del loro ruolo di genitore, insegnando loro a non re-agire d’istinto ma a “mettersi da parte” per riuscire ad ascoltare l’altro e i figli. Oggi è tempo di mettere al centro i nostri figli.
I bambini hanno il diritto di godere, specie in questo delicato periodo, di tutto l’amore e delle rassicurazioni da parte di entrambi i genitori che amano in ugual misura: occorre dare voce alle loro tristezze e ascoltare la nostalgia che esprimono per il genitore distante permettendo loro di vederlo al di fuori dello stretto calendario di visita che ha sempre regolato la loro vita.
Cosa c’è di normale oggi?
Come possono i genitori insegnare ai figli l’eccezionalità del momento e l’importanza di saper cambiare se poi sono i primi a pretendere che i rapporti con l’altro genitore continuino con un ferreo rispetto delle regole?
I genitori devono essere aiutati ad agire in modo propositivo rassicurandoli di essere in grado di modularsi nei tempi e modi che riterranno opportuni, senza per questo rinunciare al loro ruolo di madre e padre ma anzi valorizzandolo.
È fondamentale ascoltare i bisogni dei figli e far sentire che entrambi i genitori sono presenti accanto a loro. La “casa” o le “case” che i figli abitano devono garantire più che mai sicurezza e rifugio e non essere luoghi di disagio o scenario di ricatti, pretese e conflitti distruttivi.
Ecco allora che i genitori separati hanno più degli altri la responsabilità di condividere le esigenze dei figli e di non esporli ad altre fonti di malessere, oltre quelle legate alla situazione di emergenza sanitaria in corso.
Abbassiamo il livello del conflitto genitoriale facendo cultura e promuovendo le nuove figure di professionisti specializzate nella gestione stragiudiziale del conflitto: il coordinatore genitoriale e il mediatore familiare possono essere una risorsa importante per i genitori separati e per quelli che stanno iniziando il percorso della separazione.
Essere genitori al tempo della pandemia è sfidante e al contempo complesso. Un atteggiamo di calma, comprensione, condivisione, rispetto e promozione alla resilienza è la soluzione.
Poco importa che tu sia genitore di figli minori o maggiorenni, genitore collocatario o meno, ogni giorno sei chiamato ad attraversare questa emergenza con loro e ad aiutarli a trovarne il significato.
È Avvocato Collaborativo del Foro di Milano, componente del Comitato Scientifico della SOS Villaggi dei Bambini Onlus, membro attivo dell’Associazione Camera Minorile di Milano, socia dell’AIAF (Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i minori), socia dell’AIADC ( Associazione Italiana degli Avvocati di Diritto Collaborativo) nonché delle IACP ( International Academy of Collaborative Professionals), socia dell’Associazione ICALI (International Child Abducion Lawyers Italy) ed iscritta nell’elenco avvocati specializzati all’assistenza legale delle donne vittime di violenza (BURL – Serie ordinaria n.46 17.11.2016).