Anoressia: non resta che disporre l’affidamento ai servizi sociali se i genitori non sono in grado di curare la figlia
(A cura dell’Avv. Angela Brancati)
Il Tribunale per i Minorenni di Genova con il recentissimo decreto n. 21/2024 ha disposto l’affidamento urgente e “mirato” ai Servizi Sociali territorialmente competenti affinché gli stessi elaborassero e attuassero un progetto che salvaguardasse la salute di una 15enne affetta da una grave forma di anoressia nervosa di tipo restrittivo in luogo dei genitori.
In particolare, la segnalazione alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Genova perveniva da parte del Servizio di Neuropsichiatria Infantile, il quale aveva in carico la ragazza dal 2022 per un disturbo alimentare in forza del quale erano iniziati già immediatamente periodici controlli medico nutrizionali, un supporto psicoterapico, un percorso di sostegno alla genitorialità nonché previsto l’inserimento in un Centro Diurno riabilitativo specializzato in disturbi del comportamento alimentare.
Le condizioni della ragazza che avevano richiesto ripetuti ricoveri in pediatria e il ricorso alla nutrizione artificiale con sondino , erano sempre più preoccupanti e denotavano una incapacità da parte dei genitori nel riuscire a supportare la figlia nel delicato percorso di cura, a tal punto da allearsi con la minore nel disertare ricoveri e confronti con l’equipe medica.
In un’occasione in particolare, la minore riusciva a fuggire dal reparto presso il quale risultava ricoverata al fine di sottrarsi ad un successivo ricovero già programmato in una struttura riabilitativa.
I genitori dall’analisi delle iniziali risultanze non riuscivano a comprendere a fondo la gravità del disturbo cui risultava affetta la figlia né della gravità delle loro azioni nel volersi sostituire agli specialisti nella valutazione e somministrazione dei trattamenti per la minore.
Nel 2023 i genitori avevano portato la figlia al Centro Diurno solo 3 volte.
Il quadro veniva, inoltre, a complicarsi alla luce della situazione vissuta all’interno delle mura domestiche a causa del rapporto tra la coppia: il padre pur vivendo nello stesso edificio in cui vivevano la figlia e la moglie, di fatto abitava l’immobile dei di lui genitori, i quali avevano ostacolato la relazione coniugale con azioni denigratorie nei confronti della nuora anche in presenza della nipote. Questi ulteriori raccolti elementi risultavano a parere dell’Autorità Giudiziaria concausa “del continuo fallimento del percorso terapeutico della ragazza, con elevatissimo rischio di ulteriore e continuo aggravamento e cronicizzazione del disturbo alimentare”.
Pertanto, alla luce di una grave incapacità genitoriale nel riuscire a sintonizzarsi con i bisogni della figlia, il Tribunale per i Minorenni, su impulso della Procura, apriva un procedimento a tutela della minore disponendo un affidamento mirato ai Servizi Sociali, ai quali veniva attribuita la facoltà di assumere in luogo dei genitori le decisioni inerenti la salute e il collocamento della figlia.
Tale decisione limitativa veniva disposta per porre un freno alla instaurata complicità tra i genitori, e in particolare tra madre e figlia 15enne, che non permetteva a quest’ultima di intraprendere un percorso di cura e per evitare che i genitori potessero interferire nel medesimo a causa del loro atteggiamento di sfiducia e di sostituzione nei confronti dell’equipe medica.
Motivava il Tribunale per i Minorenni che solo mediante una “limitazione mirata della responsabilità genitoriale, senza addivenire al provvedimento estremo della sua sospensione” si sarebbero potuti mettere in atto tutti i sostegni terapeutici e supportivi anche di natura straordinaria a favore della minore e del nucleo con l’ausilio dei Servizi Sociali i quali venivano altresì incaricati per favorire l’accettazione e la consapevolezza delle cure per la minore e per far comprendere e superare ai genitori i loro limiti nella valutazione della complessa situazione.
Il Tribunale per i Minorenni, infine, nominava un Curatore Speciale perché rappresentasse giudizialmente la minore in evidente conflitto di interessi esistente tra la stessa e i di lei genitori e disponeva l’ascolto urgente della ragazza al fine di affrontare il tema relativo al progetto da attuarsi nel suo interesse.
Al centro del nostro lavoro c’è la persona. Studio Legale Di Nella è specializzato nel Diritto delle Famiglie, Diritto Internazionale della Famiglia, Diritto Collaborativo, Diritto della Persona, Diritto dei Minori, Diritto Penale Minorile, Sottrazioni internazionali dei Minori, Diritto delle Successioni e Donazioni e Diritto dell’Immigrazione.
Ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Parma nel 2016, con tesi in diritto diritto amministrativo.
Successivamente ha svolto il tirocinio ex art. 73 DL 79/2013 presso il Tribunale per i Minorenni di Milano dove ha coltivato il proprio interesse per le materie di diritto della persona, dei minori e della famiglia. Dal maggio 2018 ha iniziato il percorso di pratica forense presso questo Studio.
Dal novembre 2019 ha conseguito il titolo di Avvocato e ad oggi appartiene al Foro di Milano.