Violenza sulle donne e reddito di libertà
(A cura dell’Avv. Maria Grazia Di Nella e della Dott.ssa Anna Rossi Scarpa Gregorj)
“Il denaro a volte costa troppo” Ralph Waldo Emerson.
La violenza sulle donne è un tema ancora molto attuale e i numeri lo confermano. In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza. Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019: 15.128 contro le 8.427 del 2019. Il boom nei contatti è iniziato dalla fine di marzo, con picchi ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019). Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici.
Ma oltre alla violenza fisica o sessuale le donne spesso subiscono anche violenza psicologica ed economica, cioè comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche.
Lo Stato, data la situazione emergenziale che si è sviluppata ancor di più in questo periodo di pandemia, è finalmente intervenuto con l’introduzione di una misura a sostegno delle donne vittime di violenza: in applicazione del Dpcm del 17 dicembre 2020, ex articolo 105 – bis del decreto Rilancio 34/2020 a partire dal 21 luglio 2021 è entrato in vigore il Reddito di Libertà.
Si tratta di uno strumento in aiuto delle donne che vivono nell’instabilità e nell’impossibilità di uscire di casa, costrette in tempo di pandemia ad una vera e propria prova di sopravvivenza.
Le donne vittime di abusi necessitavano da tempo di un aiuto concreto da parte dello Stato e la finalità di questo Reddito di Libertà è proprio quello di dare ascolto al grido silenzioso di tutte quelle vittime che da sole non possono salvarsi.
La mancanza di autosufficienza economica, infatti, molto spesso impedisce alla donna di riuscire a decidere di allontanarsi da un marito o compagno violento perché questi è l’unica fonte di reddito per la famiglia; ecco allora l’importanza di poter contare su di un assegno periodico che può essere la soluzione idonea volta a contrastare gli abusi in aggiunta ai sostentamenti psicologici e alle misure di tutela previste dalla legge per tenere lontano il marito o il compagno violento.
Considerato che molto spesso la violenza si consuma all’interno delle mura domestiche la legge afferma che la ratio del sostentamento è quello di, attraverso l’indipendenza economica, favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di abusi che si trovano in condizioni di povertà.
Il Decreto afferma che il reddito di libertà «è finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale nonché il percorso scolastico e formativo dei figli minori».
Sono stati stanziati € 3.000.000,00 da parte dello Stato e messi a disposizione delle regioni e provincie autonome che possono anche integrare elargendo fondi propri.
L’importo mensile a favore della parte debole potrà arrivare sino ad un massimo di 400 euro mensili per un periodo di 12 mesi.
I destinatari dell’assegno di sostentamento sono le donne vittime di violenza di età tra i 18 e 67 anni, sole o con figli minori, che dimostrino di aver subito violenza e che si trovino in condizioni di “particolare vulnerabilità” o “povertà”.
La violenza che deve dimostrare la donna di aver subito viene intesa in tutte le sfaccettature ossia sia fisica che psicologica.
La donna dovrà provare di essere seguita da Centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai Servizi Sociali che siano volti proprio alla libertà psicologica e all’uscita dai maltrattamenti.
Lo strumento del Reddito di Libertà è cumulabile con altri redditi di sostentamento come quello di cittadinanza, pertanto anche chi è già beneficiario del reddito di cittadinanza, qualora abbia le caratteristiche, può ottenere il Reddito di libertà.
La gestione del Reddito di Libertà è affidata all’Inps che deve supervisionare e controllare se sussistono tutte le condizioni per erogarlo.
Nella pratica la domanda deve essere compilata attraverso un’autocertificazione contenente i propri dati identificativi e l’allegazione della dichiarazione del centro antiviolenza nella quale viene indicato il percorso che si sta seguendo e l’attestazione dei servizi sociali oltre la prova dello stato di bisogno tale da giustificare la misura di sostentamento.
Il nome “reddito di libertà” è emblematico dell’importanza di questo strumento: un piccolo aiuto che può donare la libertà rubata che non dovrebbe mai mancare infatti qualunque cosa distrugga la libertà non è amore.
L’amore è vero solo se ti rende libera.
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