Il congedo di paternità: un altro passo verso la parità dei ruoli genitoriali
(A cura dell’Avv. Maria Grazia Di Nella)
A conferma che il concetto e il valore attribuito alla paternità sta progressivamente cambiando e si sta avvicinando sempre di più verso una parità di significato ed importanza con quello della maternità, il Partito Democratico con il sostegno dei Cinquestelle, PiùEuropa e LeU ha presentato al Senato un disegno di legge che prevede cinque mesi di maternità e paternità obbligatori retribuiti al 100%, per tutti i lavoratori e tutte le famiglie anche omosessuali.
Questo disegno di legge sicuramente ambizioso e innovativo rispetto all’attuale situazione dei congedi parentali, non penso abbia qualche speranza di poter oggi essere approvato ma comunque rappresenta un passo avanti verso il superamento della ancora radicata teoria di Bowlby, psicoanalista dell’infanzia (cfr. ad esempio Bowlby 1988), secondo la quale l’attaccamento è una faccenda che riguarda il rapporto madre-bambino.
Sempre più papà, infatti, rifiutano l’idea della paternità “festiva” vale a dire quella agita la sera, nei fine settimana e nelle vacanze e rivendicano il diritto di partecipare ai riti quotidiani dei loro bambini sin dalla nascita e in caso di rottura del legame di coppia lottano per la realizzazione del l’affido condiviso e la parità dei tempi di visita.
D’altra parte sono sempre più le donne che decidono di realizzarsi nel lavoro oltre che in famiglia rivendicando il diritto di poter dedicarsi ad entrambe le realtà con la stessa passione e dedizione e tutte queste donne hanno bisogno di compagni competenti ed accudenti formati alla “professione papà ” sin dai primi respiri di vita dei loro bambini.
Inoltre recenti studi di biologia dimostrano che anche i papà se coinvolti nell’accudimento dei figli secretano l’ossitocina, ormone dell’amore, e l’amigdala – parte del cervello deputato alle emozioni – si attiva in modo uguale nei due genitori che si occupano del neonato. I papà dunque sembrano avere tutte “le carte in regola” per essere legittimamente coinvolti nella cura dei loro figli sin dalla nascita.
Ma per essere interscambiabili, entrambi i genitori dovrebbero avere la stessa possibilità di tempo per occuparsi del biberon, del bagnetto, del cambio del pannolino e del momento della nanna, momenti importanti per ogni neonato.
Se è vero che oggi siamo ancora lontani dal poter arrivare ad una Equality Shared Parenting a cui tende il progetto di legge sopra citato, è anche vero che negli ultimi anni il legislatore ha fatto passi degni di nota sul tema.
Finalmente a decorrere dall’anno 2013, – grazie alla Legge L. 92/2021 anche detta Legge Fornero – l’uomo può esercitare il diritto al congedo obbligatorio in modo autonomo da quello della madre del piccolo.
Se si pensa che il congedo matrimoniale di 15 giorni è riconosciuto ai lavoratori impiegatizi sin dal 1937, si può comprendere perche la Legge Fornero sia stata accolta come rivoluzionaria per il solo riconoscimento del diritto in sè: per gli anni 2013-2016, infatti, all’uomo veniva concesso solo 1 giorno di congedo obbligatorio. Affermato il diritto, però, si è poi lavorato per un riconoscimento sempre più ampio e in ultimo la Legge di Bilancio 2021 all’Art. 1 comma 363 lettera a) è intervenuta a tutela dei neo papà in ambito lavorativo e, in accoglimento delle Direttive Europee in materia, a decorrere dal 1 gennaio 2021 ha sancito per tutti i papà lavoratori dipendenti privati il diritto al congedo di paternità obbligatorio di ben 10 giorni lavorativi.
Al pari delle mamme anche i neo papà, alla nascita del loro bambino, potranno usufruire del diritto ad astenersi dal luogo di lavoro pur percependo la retribuzione lavorativa al 100% e i relativi contributi anche ai fini pensionistici. Tale congedo non è alternativo a quello materno, ma ha natura autonoma e quindi può essere richiesto indipendentemente dalla dall’assenza o meno della madre accanto al piccolo.
Per poter essere esercitato, il congedo di paternità obbligatorio deve essere richiesto e goduto, anche se in via non continuativa, entro e non oltre i 5 mesi dalla nascita del figlio o dall’ingresso del minore in famiglia o in Italia (in caso di adozione o affidamento nazionale) e, come evidenzia la parola stessa non è facoltativo ma obbligatorio per i neo papà utilizzare questi giorni per dedicarsi alla cura del proprio figlio e della propria famiglia.
I 10 giorni possono diventare 11 in accordo con la madre se la mamma rinuncia ad un giorno di congedo personale, “trasferendo” il diritto al papà del bambino.
L’intenzione del neo papà di usufruire di tale congedo deve essere comunicata al datore di lavoro almeno 15 giorni prima con l’indicazione delle date esatte di astensione dal lavoro, e se la preferenza corrisponde con la nascita il preavviso è calcolato sulla base della data presunta del parto. Il periodo di 10 giorni resta invariato anche in caso di parto gemellare o plurigemellare.
È Avvocato Collaborativo del Foro di Milano, componente del Comitato Scientifico della SOS Villaggi dei Bambini Onlus, membro attivo dell’Associazione Camera Minorile di Milano, socia dell’AIAF (Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i minori), socia dell’AIADC ( Associazione Italiana degli Avvocati di Diritto Collaborativo) nonché delle IACP ( International Academy of Collaborative Professionals), socia dell’Associazione ICALI (International Child Abducion Lawyers Italy) ed iscritta nell’elenco avvocati specializzati all’assistenza legale delle donne vittime di violenza (BURL – Serie ordinaria n.46 17.11.2016).