Riconoscimento di paternità falso? Se fatto consapevolmente, non può essere impugnato.
(A cura dell’Avv. Maria Zaccara)
In proposito è decisivo osservare che la Corte di merito aveva introdotto l’esame della questione del riconoscimento consapevolmente falso affermando che “La questione assorbente, ai fini della decisione, che induce la Corte a respingere anche l’istanza di rinnovazione della CTU è la seguente…” ed aveva proceduto ad individuare e valutare gli elementi ritenuti indiziari della consapevolezza della falsità, dando chiara evidenza al fatto che la circostanza dirimente era quella per cui è pervenuta alla conclusione che il riconoscimento – come addotto dagli stessi attori – era falso.
Orbene tale circostanza ed il ragionamento articolato in ordine alla dimostrazione della falsità, consapevole, del riconoscimento, non aveva costituito affatto il diretto fondamento della pronuncia di rigetto, ma aveva dato ingresso alla valutazione dell’interesse della minore secondo il principio di bilanciamento del favor veritatis con il favor minoris, nel solco dei principi indicati dalla Corte Costituzionale n.127 del 2020 (v. anche Corte costituzionale Sentenza 133/2021).
Non si ravvisava, quindi, alcun automatismo tra la decisione impugnata e il riconoscimento ritenuto dalla Corte di merito come “consapevolmente falso”, anche se nella motivazione vi è un richiamo alla valorizzazione del principio di autoresponsabilitàche connota un atto così importante e produttivo di effettiricadenti sulla sfera personale ed inconsapevole del figlio, quale ilriconoscimento di paternità; va osservato, comunque, che la norma 263 c.c. – che pur costituisce applicazione del principio di autoresponsabilità – non esclude che colui che abbia effettuato un riconoscimento consapevolmente falso possa agire per conseguire la pronuncia di difetto di veridicità, ma sottopone l’esercizio del diritto a un rigoroso termine decadenziale.
Il principio di autoresponsabilità ha trovato ingresso nel novellato quadro normativo nella previsione di una delimitazione temporale all’esercizio dell’azione.
Con i motivi dal quarto al sesto la nonna critica la decisione impugnata laddove non ha dato ingresso a richieste istruttorie formulate dalla originaria attrice e volte a dimostrare l’assenza di un rapporto di filiazione biologica tra il padre e la nipote.
La Corte di Cassazione ha respinto anche queste censure, osservando che, avendo la Corte di Appello ritenuto provata la falsità del riconoscimento di paternità, non vi era più necessità di ulteriori prove in merito alla mancanza di rapporto biologico, né dell’inconsapevolezza della falsità del riconoscimento. La Corte d’Appello, infatti, aveva ritenuto che il riconoscimento fosse consapevolmente falso e che la veridicità del riconoscimento stesso non fosse l’elemento centrale della decisione, ma che, piuttosto, fosse fondamentale l’interesse della minore, in applicazione del principio di bilanciamento tra verità e protezione dei diritti del minore.
Alla luce delle suddette motivazioni il ricorso è stato rigettato.
Al centro del nostro lavoro c’è la persona. Studio Legale Di Nella è specializzato nel Diritto delle Famiglie, Diritto Internazionale della Famiglia, Diritto Collaborativo, Diritto della Persona, Diritto dei Minori, Diritto Penale Minorile, Sottrazioni internazionali dei Minori, Diritto delle Successioni e Donazioni e Diritto dell’Immigrazione.
Dopo essersi diplomata al Liceo Classico Salvatore Quasimodo di Magenta, ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza a pieni voti presso l’Università degli Studi di Milano nel 2014, con tesi in diritto dell’esecuzione penale e del procedimento penale minorile, analizzando l’istituto del “Perdono Giudiziale”.
Coltivando l’interesse per le materie di diritto della persona, dei minori e della famiglia, dall’aprile 2014 ha iniziato il percorso di pratica forense presso questo Studio, dove nel settembre de 2018, è diventata Avvocato, del Foro di Milano.